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TARZAN UN GATTO DI CAMPAGNA Leggi, disegna, condividi


Tarzan era un bellissimo gatto dal manto bianco e nero, vanitoso che non vi dico, tutte le gattine del vicinato ne erano innamorate. Quando si arrampicava sugli alberi e saltava da un ramo all’altro, facendo il verso di Tarzan - il protagonista dei vecchi films, vi ricordate? - le gattine lo guardavo estasiate.

La sua mamma lo sgridava, dicendogli che era troppo vanitoso, ma era tutto fiato sprecato.

Un giorno il bel gatto annunciò agli amici che la sua vita di campagna non gli piaceva più e che sarebbe andato all’avventura, salutò la mamma e cammina, cammina vide un complesso balneare.

“Qui troverò certo da mangiare” pensò il gatto. Infatti, tanti bambini gli andarono incontro, facendogli gran festa, pronti a dargli da mangiare e tante coccole.

Tarzan passò giorni felici, pasti assicurati e coccole a volontà, era proprio una vita da re.

Una mattina però, si trovò rinchiuso in una gabba e poi in un appartamento.

Cosa gli fecero povero gatto, tra shampoo, antipulci e spazzolate, gli girava tanto la testa che, sfinito, si addormentò.

Al suo risveglio, Tarzan si trovò in una bella cesta con tanto di cuscino, infiocchettato come un albero di Natale e con un collarino che gli dava tanto fastidio.

Il gatto capì di trovarsi in una famiglia di quei bambini del complesso balneare. Dopo un po’ di tempo, tornarono le vacanze estive e un pomeriggio, non si sa perché, al povero gatto furono tolti i fiocchi, il collarino e fu rimesso nella cesta; dopodiché, come una cosa vecchia, lo mollarono per la strada. Povero Tarzan: si era rotto una zampa e … quanto dolore!

Dopo lunghi giorni di viaggio, Tarzan riuscì a tornare a casa dalla sua mamma e da tutti gli amici.

Il gatto fu felice di essere tornato alla vita libera e un bel giorno chiese alla mamma: “Perché i bambini sono così crudeli con noi animali? Dopo averci dato tanto amore, ci abbandonano?”

La mamma gli rispose: “Sono gli adulti a essere crudeli, perché se dipendesse dai bambini non ci sarebbe nessun animale abbandonato sulle strade!”.


Testo: Maria Varriale; disegno: Sergio Labriola. Da Calendario "Favoliamo 2020"

 
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APRILE 2020


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